Come si fa a scrivere un libro? Ce lo racconta Murakami Haruki
Ultimamente ho letto un libro molto interessante per chi, come me, ama scrivere.
Perchè, come diceva non ricordo quale autore, ogni scrittore prima di essere tale è un accanito lettore. E non vedo come possa essere altrimenti.
E' singolare come le cose che più mi rimangono impresse tra quelle che leggo spesso le ricordi assai meglio di quanto non mi accada con il nome di chi le ha scritte. Ma forse questo è il destino delle letture davvero interessanti: a prescindere da chi le ha scritte, conservano verità fondamentali.
Ad ogni modo, in questo caso parlerò di un libro che mi è piaciuto, mi ha interessato e del quale, strano a dirsi, ricordo anche l'autore.
Sarà perchè l'ho finito di leggere non più di due settimane fa.
Si tratta del Mestiere dello scrittore, di Murakami Haruki.
Non starò ad annoiarvi con una sinossi del libro, nè con un riassunto o una semplice recensione. Piuttosto parlerò del breve cappitolo che mi ha colpito di più. Se poi vi incuriosirò potrete reperirlo con facilità.
Io non ho nemmeno dovuto comprarlo, perchè l'ho preso in prestito dalla biblioteca vicino a casa mia.
Insomma, per farla breve, c'è un capitolo, nell'edizione in mio possesso, edita da Einaudi, intorno a pag. 82 (non me ne vogliate ma la pagina esatta, quella no, non la ricordo), dove Murakami parla di come fa uno scrittore a mantenersi mentre scrive, o almeno di come ha fatto lui a farlo prima di essere in grado di vivere con i proventi della sua scrittura, ma anche e soprattutto, e qui è ciò che mi interessa di più, qual è il suo metodo per scrivere un libro.
Si tratta di circa una quindicina di pagine scritte senza presunzione, con semplicità e immediatezza, che non hanno potuto che affascinarmi.
Non si tratta di pagine che trasudano sangue, sudore e lacrime, e leggendole ho appreso come per Murakami lo scrivere sia essenzialmente, con tutte le sue difficoltà, una attività serenza e apportatrice di soddisfazione e appagamento. Un processo laborioso, meticoloso e attento, che passa attraverso molte diverse fasi, per dare vita a uno scritto che poi viene affidato all'occhio della moglie per una prima rilettura e quindi, dopo una prima rielaborazione, alle capaci mani dell'editor e di traduttori.
Già: perchè, nonostante Murakami abbia sempre letto anchee libri scritti in inglese e si dedichi da molto tempo alla traduzione di libri dall'inglese al giapponese, egli non scrive i propri in inglese, ma solo in giapponese.
Singolare, non è vero? O almeno così mi è parso, anche se può non sembrarlo a chiunque.
Nelle sue pagine Murakami parla sia dei romanzi, parte preponderante della sua produzione, che delle raccolte di racconti o dei saggi, che pure ha scritto.
In sostanza, un libro che non può non mancare a chi abbia il desiderio, segreto o manifesto, di dedicarsi alla scrittura.
Ho restituito il libro pochi giorni fa alla bilioteca, sentendomi fiera di non aver riempito i miei già affollati scaffali con un altro titolo.
Tuttavia credo che, come diceva Oscar Wilde, il miglior modo di resistere alle tentazioni è cedervi. Quindi non mi resta che acquistarne una copia da conservare e rileggere, mentre continuo a scrivere il mio prossimo romanzo.
Dimenticavo: se vi ho incurisito, questo è il link del libro (ma se lo acquistate non guadagno nulla, ci tengo a dirlo!):
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