La storia di Roisìn e delle dodici oche


 Oggi pubblico l'inizio di una delle storie tradizionali che ho riscritto e che faranno parte della prossima raccolta "Favole d'Irlanda" (il titolo potrà subire variazioni).

Si tratta di un retelling della favola tradizionale "Le dodici Oche"... buona lettura, segui il blog per scoprire la data di uscita del libro!
"La storia di Roisìn e delle dodici oche
Il ricordo più antico che ho di me stessa risale ad una quieta mattina di sole, io seduta vicino alla finestra a guardare il volo dei cigni che abitavano il lago vicino al castello.
Avrò avuto sì e no dodici anni: ormai ero brava sia a cucire che a ricamare, e le dame di compagnia della mamma non prestavano più attenzione all’esecuzione dei miei ricami, non più di quanto controllassero quelli delle loro compagne quando si mostravano l’una con l’altra i propri lavori.
Quella mattina stavo ricamando una scena di caccia: un tenero cerbiatto, colto nel folto di un bosco, era ritratto nell’atto di fuggire dal cacciatore che lo incalzava.
All’arazzo lavoravamo in tante: era quasi completo, e sarebbe stato appeso alle mura della sala grande in tempo per i festeggiamenti di Samhain, che segnava l’inizio della stagione fredda, quando la terra si metteva a riposo in attesa della Primavera.
Allontanai dagli occhi il ricamo, per guardare meglio le sue linee generali: l’aggraziato cerbiatto spiccava sul bianco dello sfondo, ritto sulle zampe sottili: al suo fianco avevo ricamato una piccola rosa.
Roisìn, rosellina: quello era anche il significato del mio nome, che mi era stato dato per la mia bellezza: quella la caratteristica che era stata tanto desiderata da mia madre, per la quale aveva perso i propri figli maschi.
Una volta di più mi chiesi come sarebbe stata la mia vita se, invece di crescere come figlia unica, avessi avuto la compagnia dei miei dodici fratelli: ma fantasticare non me li avrebbe mai restituiti. Eppure avrei fatto di tutto per riaverli indietro.
Presso quella stessa finestra, tanti anni prima, la mia malinconica madre aveva espresso a voce alta il desiderio di avere una figlia; una piccola, dolce creatura dalla pelle bianca come la neve, le guance rosse come il sangue ed i capelli neri come l’ala di un corvo, dicendosi disposta a dare qualunque cosa, persino i propri dodici figli maschi, pur di essere esaudita.
Così era avvenuto: una vecchia sconosciuta, le rughe che le attraversavano le guance come segni di coltello, era improvvisamente apparsa promettendole che avrebbe avuto ciò che chiedeva.
“Il tuo desiderio è stato malvagio” aveva però sibilato “e per punirti sarà esaudito. Avrai una bambina intelligente e bellissima: ma quando nascerà perderai tutti gli altri tuoi figli.”
Mia madre si era stretta al petto il lavoro di cucito, atterrita, e aveva gridato chiamando le guardie: ma quando esse entrarono nell’ampia sala la vecchia era già sparita senza lasciare traccia.
Rosa dal senso di colpa e spaventata dalla predizione della megera, aveva subito dato disposizioni perché le camere dei bambini venissero presidiate notte e giorno dalle guardie. Ovunque andavano, i miei fratelli vissero i successivi dieci mesi continuamente sorvegliati dai vigili occhi dei soldati di stanza al castello.
Tutte queste precauzioni non erano però state sufficienti......"
Per scoprire come andrà a finire segui la pagina! 🙂

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