La Figlia della Foresta, di Juliet Marillier - Recensione
In realtà i retelling non sono la mia passione, ma questo ho voluto provare a leggerlo ugualmente. Probabilmente perché la leggenda da cui prende le mosse, quella dei Figli di Lir, raccoglie in sè più elementi che mi affascinano: l'ambientazione nelle verdi, selvatiche foreste irlandesi, la protagonista femminile, indomita e paziente, la sua capacità di sopportare con abnegazione sofferenze e sacrifici pur di salvare coloro che ama, l'intreccio della vita quotidiana con l'elemento magico e sovrannaturale, non raccontato come un orpello artificiosamente aggiunto alla trama per farne un fantasy, ma come un aspetto naturale della vita del popolo irlandese.
Non sempre ho apprezzato il ritmo della narrazione, che si mantiene perlopiù inalterato anche nei momenti in cui l'avvicinarsi di una svolta nella trama avrebbe, secondo me, consigliato l'adozione di un periodare più serrato ed incisivo e meno descrittivo. Mi spiego meglio: se una valanga sta per franare sulla protagonista (è un esempio, non uno spoiler) non ho bisogno della descrizione dei singoli sassi che le stanno per rotolare addosso come se mi si stesse raccontando l'arredamento della sua stanza da letto. Semmai avrei bisogno di capire cosa effettivamente stia succedendo: se, per rimanere all'esempio, la frana si sia poi effettivamente verificata o se si è trattato solo di un lieve smottamento che non ha coinvolto la protagonista.
A parte queste trascurabili notazioni la lettura è stata gradevole, è diventata più incalzante con lo scorrere delle pagine, soprattutto passate le prime cento, ed il tentativo di conferire tridimensionalità e spessore ai personaggi è abbastanza riuscito.
Ho ultimato la lettura del libro circa una settimana fa, ancora non so se continuerò a leggere i vari sequel - è comunque un romanzo autoconclusivo - ; lascerò sedimentare in me la polvere e deciderò in seguito. Ma, per quanto mi riguarda, è un libro che consiglio senz'altro di leggere.
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