Oggi sono polemica. Su Shakespeare, sui suoi Sonetti e sul fare le cose a risparmio. Inizio di un nuovo progetto.


 


Invece di recensire una delle mie ultime letture, oggi preferisco scrivere una breve riflessione sulla pigrizia, sui preconcetti che a volte ci facciamo e sull'utilità di osare far qualcosa di insolito anche contro quello che viene ritenuto ragionevole dai più.

Per una serie di (fortunati?) eventi ho cominciato qualche anno fa a tradurre e pubblicare alcuni testi, classici della letteratura, in italiano, corredando le nuove edizioni con riproduzioni dei miei quadri ed illustrazioni.

Il Crepuscolo Celtico di W.B. Yeats, una nuova versione de la Bella e la Bestia, una raccolta di poesie di Emily Dickinson.

Sui motivi che mi hanno portato a tradurre io stessa invece che ad utilizzare traduzioni altrui mi dilungherò il meno possibile: a tal proposito vi racconto solamente che, per tutta una serie di considerazioni, ho ritenuto di far meglio così, pur nella consapevolezza di non essere una traduttrice di professione. Con umiltà ho utilizzato la mia pratica della lingua inglese, che uso quasi quotidianamente per parlare e scrivere, per elaborare delle traduzioni semplici e vicine ai testi di riferimento, cercando di non perderne il significato originario anche laddove era necessario modificare la traduzione in lingua italiana per ricreare giochi di parole o espressioni idiomatiche difficilmente traducibili.

Quando mi volgo indietro  e guardo alle prime opere a cui ho lavorato a tratti mi imbarazzo e provo tenerezza per me stessa: non sapevo in che impresa mi cimentavo, ma forse proprio questa incoscienza mi ha dato il coraggio di provare e di non abbandonare l'idea per la pochezza dei miei mezzi.

E, nonostante tutto, ho trovato qualche lettore che ha gradito i miei sforzi, apprezzato i miei quadri riprodotti nei testi e goduto della lettura.

Tutto ciò per dire che, ancora oggi, mi accosto ad ogni nuovo progetto con trepidazione e con un leggero senso di inadeguatezza, non sufficiente tuttavia a farmi desistere.

Parlai a suo tempo con un'amica giornalista che, probabilmente a ragione, tentò di dissuadermi, facendomi notare come la traduzione non sia un cimento superficiale, ma richieda ben altra preparazione, formazione e studio rispetto ai miei. Le diedi ragione, ma non volli comunque abbandonare l'impresa.

Il nuovo progetto di oggi - forse dovrei dire di oggi/domani, perché la sua realizzazione richiederà un po' di tempo - è quello di raccogliere dei lavori di Shakespeare, farne una piccola antologia e proporla al lettore italiano in un nuovo libricino illustrato.

Capirete pertanto come il mio senso di inadeguatezza, invece del consueto miagolio,  abbia levato un vero e proprio ruggito per tentare di impedirmi di procedere a turbare le "sacre ombre" di Shakespeare e dei suoi risalenti traduttori con una nuova, appunto, traduzione.

Ho acquistato una copia dei suoi sonetti con testo originale a fronte, rinviando la decisione definitiva se procedere o meno ad un secondo momento.

Confesso che ho comprato una edizione della Universale Economica Feltrinelli.

Confesso, perché la relativa traduzione in italiano avrebbe a sua volta bisogno di essere convertita in una versione in italiano corrente.

L'edizione, risalente al Novembre 2021 - rispetto a Shakespeare e ai suoi tempi, praticamente oggi - riporta la traduzione elaborata da Lucifero Darchini, edita per la prima volta nella Biblioteca Universale Sonzogno del 1909.

1909.

Ora, dico io, è possibile che una tra le più grandi case editrici italiane utilizzi una traduzione così risalente?

Probabilmente, direte voi, avrei dovuto controllare questo elemento prima dell'acquisto. Mi sono fidata e non l'ho fatto. 

Mai più.

La maggior parte dei sonetti è tradotta con parole arcaiche, da preventennio, risonanti di accenti stilistici nostrani ormai completamente superati e che ne falsano il significato originario.

Che, nonostante l'inglese del XVI secolo, riesco, quello sì, a percepire nella sua originaria freschezza.

L'unica conclusione positiva di questa vicenda è che mi accingo con rinnovato entusiasmo alla traduzione, fiduciosa che riuscirò a trarne una versione semplice, immediata, quanto più letterale possibile ed accessibile a tutti i lettori, cosa che la traduzione usata nell'edizione della Feltrinelli non è più, almeno secondo me.

Nella speranza che la futura esperienza di lettura sarà piacevole per i lettori come per me il processo di traduzione.

L'edizione in foto è quella in mio possesso a cui mi riferisco nel post.

E, visto che ci sono, aggiungerò anche degli estratti delle più famose opere teatrali del grande drammaturgo e poeta inglese.

Che ne pensate? Verrò travolta dall'hybris (tracotanza) di greca memoria?

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